Oggi espongo le idee di Tabacci in materie di Euro, Economia ed Agenzie di rating......
L’EURO
L’Eurozona
è molto fragile: l’euro, la sua moneta, non può essere retta da un finto
Stato. Serve una governance comune, una politica unica, un bilancio
comunitario in senso federale. Occorre una vera cessione di sovranità
da parte dei singoli Stati e un grande sforzo di generosità, che cominci a
mettere insieme i debiti sovrani, dando vita agli eurobond e trasformando
la Banca centrale europea in una vera banca centrale sul modello della
Federal Reserve americana.
Così
com’è, l’euro è una sorta di “giocattolo”, una moneta virtuale. I mercati
ne fiutano la debolezza e lo attaccano.
Fino
a quando non ci sarà una governance vera e credibile saremo ostaggio della
speculazione finanziaria e dei banchieri. Saremo bandiere sbattute dal
vento. Meglio: bambini che giocano alla moneta unica, senza fare sul serio
perché troppo egoisti e mal disposti a cedere il proprio
giocattolo nazionale.
Un’Europa
più forte serve a tutti i cittadini europei, anche a quelli tedeschi.
Anzi, sono proprio i tedeschi che dall’euro hanno ottenuto i vantaggi più
evidenti. Le titubanze e i ritardi della Cancelliera Angela Merkel hanno
reso ancora più acuta la crisi greca. Ha ritardato di due anni
l’intervento di salvataggio, che poteva essere fatto con relativa facilità su
un’economia che rappresenta appena il 2% del Pil europeo, e così ha decuplicato
l’impatto della crisi di Atene. Con conseguenze devastanti. In nome del
rigore finanziario e dell’egoismo di alcuni si è sacrificato tutto. La
Germania ha avuto vantaggi importanti dall’Europa, ma non ha saputo mostrarsi
altrettanto generosa. Questa durissima esperienza della crisi dell’euro
impone all’Europa di tornare alla capacità politica delle origini e darsi
finalmente una costruzione federale.
L’ECONOMIA
Solo
una grande politica può rimettere sotto controllo le disinvolture della
finanza, che ha consentito a gran parte dell’Occidente di vivere e consumare
nell’ultimo ventennio al di sopra delle proprie possibilità. La finanza ha
creato in questi decenni le condizioni per far sprofondare tutto l’ Occidente
in una crisi strutturale, ben superiore a quella del 1929. In questi anni
il mondo bancario ha dato una risposta alla crisi di un’arroganza senza
limiti. Si sono visti i banchieri fare fortuna spesso sulla pelle della
povera gente. Come nella vicenda delle stock option: anche quando le cose
andavano male per tutti, per i banchieri andavano bene. Siamo passati
dall’idea del banchiere che valeva quanto il confessore a quella di banchieri-avvoltoi. Banchieri
sempre più spregiudicati hanno usato i prodotti derivati, applicandoli non solo
a strutture di debito, ma anche a quelle di risparmio.
LE
AGENZIE DI RATING
Le
tre grandi agenzie di rating internazionali che oggi pontificano hanno la
particolarità di essere controllate da grandi editori americani. E’
assurdo che a queste agenzie vengano attribuiti compiti determinanti come
quello di valutare la tenuta degli Stati. Se non si sono accorte né del
clamoroso scandalo americano della Enron, né di quello nostrano della Parmalat,
ci sono delle precise ragioni. Queste importanti agenzie di rating in
grande coprivano la finanza americana, nel piccolo praticavano commercio di
rating, nel senso che, in cambio dell’incarico, assicuravano un giudizio positivo
o di benevolenza. La dottoressa Pierdicchi, responsabile della Standard
& Poors’ in Italia, messa alle strette, aveva delimitato la sua
responsabilità sostenendo che, per le loro valutazioni, avevano esaminato solo
le carte trasmesse dalla Parmalat. Niente di più. Ovviamente non quelle
bruciate nel pentolone dal ragionier Tonna. Per questi motivi sono
inaffidabili e per questo è necessario costituire urgentemente un’agenzia
di rating europea, magari controllata dalle strutture pubbliche.
La
crisi che stiamo vivendo è ancora più dura di quella del 1929. E, se
all’epoca seguì una guerra, le dinamiche cui stiamo assistendo ora sono molto
simili a un conflitto sotto altre vesti. Anche noi avremo morti e
feriti. Sul campo la struttura sociale subirà una dura prova, esattamente
come in una guerra. Dovremo rinunciare alle vecchie abitudini e ai vecchi
privilegi e dovremo riconquistare un nuovo equilibrio sociale.
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